Koji Nakai apre Ie Koji a Roma e racconta l’anima più autentica del Giappone.

Siamo abituati a pensare alla cucina giapponese come un mondo fatto di sushi, sashimi e cerimonie minimaliste. Ma se chiedete a un giapponese dove va a mangiare con gli amici, dopo il lavoro o nei weekend, vi risponderà quasi sempre: in un’izakaya.

E ora anche Roma ha il suo primo vero indirizzo dedicato a questa forma di convivialità quotidiana. Si chiama Ie Koji – letteralmente “da Koji” – e lo firma Koji Nakai, cuoco giapponese cresciuto a Kobe e innamorato dell’Italia. Uno di quei casi in cui il racconto gastronomico è intrecciato alla biografia, tra ricette di casa, nostalgia e contaminazioni.

Classe ’84, Koji arriva in Italia per amore della nostra cucina. Studia legge, ma lavora nei ristoranti italiani di Kobe, scopre il tiramisù, si innamora della pizza. Poi decide di partire: Toscana, Piemonte, Friuli, infine Roma.

Lo chef Koji Nakai
Lo chef Koji Nakai
Sake e un piatto dal menu di Ie Koji

Nel 2024 apre Ie Koji, izakaya ispirata ai locali della sua infanzia. Luoghi informali e popolari, l’equivalente giapponese di una trattoria di quartiere: si mangia in compagnia, si condividono piatti semplici, si beve sake o birra.

“Le izakaya sono per tutti. Puoi andarci con i colleghi, con la famiglia, con gli amici. Non c’è un menu fisso, ogni cuoco cucina quello che sa, quello che gli piace. E no, non c’è sushi”, ci spiega. In Giappone il sushi resta un pasto da occasioni speciali. In Italia, invece, “lo si mangia più spesso che da noi. Ma è solo una parte del nostro patrimonio gastronomico”.

Nessuna rigidità, ma molta identità. Il menu di Ie Koji è un viaggio intimo tra i sapori dell’infanzia e la cultura del Kansai:

Korokke di wagyu: crocchette di patate e manzo.

Tonpeiyaki: frittella di cavolo, germogli di soia e pancetta, tipica di Osaka.

Yakisoba con ragù di manzo alla kobeita.

Crudi stagionali, come la ricciola con sesamo e asparagi.

E un dessert simbolico: tiramisù al mango, omaggio al dolce che ha segnato il suo primo amore per la cucina italiana.

Il progetto è firmato anche da Valeria Vecellio, scenografa premiata con un David di Donatello. Il locale mescola richiami kabuki, noren alle pareti, lanterne di carta e legno chiaro. In cucina con Koji c’è Roberto Salvati, già volto noto della ristorazione fusion romana.

Dopo aver aperto un sushi bar e persino un’osteria romana, Koji decide ora di raccontare il Giappone vero, quello domestico, intimo e imperfetto. Dove il cibo non è cerimonia, ma calore quotidiano.

CONTATTI

Via Rialto, zona Cipro
06 6945 9860

Di Carolina Pozzi

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