Solidità e visione strategica oltre il piatto, per un’insegna capace di riempire il locale senza cedere a deviazioni modaiole.

Ci sono incontri che cambiano la percezione di un mestiere, e quello con Marco Martini è uno di questi.

Nel cuore pulsante dell’enoteca Mantis, uno spazio che unisce l’eleganza del fine dining alla concretezza del gusto, lo chef romano non si limita a raccontare la sua cucina: la vive, la trasmette, la sfida.

Nessun manifesto autocelebrativo, nessuna ostentazione dei successi accumulati,  e parliamo di un percorso che ha visto tre macaron Michelin conquistati in tre sedi diverse, oltre a un passato come il più giovane stellato d’Italia.

Ma Martini non è un narratore comune. Non ci incanta con i dettagli dei suoi menu degustazione o con racconti enfatici sulla sua brigata.

Piuttosto, preferisce portarci dietro le quinte, là dove nascono le fondamenta di un ristorante. “Chi vive di sacrificio affina l’ingegno,” dice con semplicità, mentre allunga un assaggio tattico – le frittelle alle alghe, un omaggio ai pescatori che trasformano gli scarti in delizia.

E intanto la sua brigata sorride, come a voler confermare una filosofia in cui la tensione positiva si trasforma in energia creativa.

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Marco Martini Restaurant- Mantis
Viale Aventino, 121.

Di Carlotta Bernardini

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